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 Teoria musicale

AREA I - ARTE TECNICO-SCIENTIFICA (ATS)

Cap. ATS-E03 - Musica - Pag. ATS-E03.01

Gli argomenti trattati sono stati inseriti da Ing. Arch. Michele Cuzzoni nel 2009 - © Copyright 2007- 2024 - e sono desunti dalla documentazione indicata in Bibliografia a fondo pagina


 

 

Suono e Musica

   

INDICE:

 

Il SUONO

 

Il suono è già di per sé un’entità “vivente”, seguendo una parabola ben delineata e scandita da diverse fasi temporali: generalmente un attacco, una fase di “regime” ed una di decadimento.

Riflettere su questo aspetto è di fondamentale importanza, tanto che negli anni settanta in Francia è nata addirittura una corrente di pensiero, lo “spettralismo”, che poneva al centro delle sue ricerche proprio il singolo suono e la variazione nel tempo (frequenziale e dinamica) delle sue parziali.

Tale riflessione nasceva appunto dalla convinzione che la “vita” di un suono, dalla sua nascita, seguendone l’evoluzione fino al suo spegnersi, potesse costituire già di per sé una forma musicale autonoma.

È ovviamente un pensiero strettamente legato all’analisi dello spettro tramite calcolatore, che rende possibile risalire al “patrimonio genetico” di ciascun suono come sottoponendolo ad una gigantesca lente d’ingrandimento; ciò rappresentò un notevole ampliamento di un campo di indagine ancora oggi al centro di dibattiti e ricerche di natura teorica ed estetica, perché postula una strutturazione formale insita all’interno di ogni singolo suono.

 

Storicamente, invece, siamo abituati a considerare i vari suoni come singole cellule di un organismo più complesso, cioè come elementi dipendenti dal contesto musicale nel quale sono inseriti.

L’articolazione dei suoni nel tempo e la loro strutturazione in gesti e figure dà vita alla forma musicale, vale a dire una vera e propria strategia degli eventi proprio come avviene nel caso di un lungometraggio cinematografico.

La “musica” non è altro che questo: pensiero che si fa suono, costante feedback tra emozione ed estremo rigore che si manifesta attraverso l’organizzazione di cellule musicali in un lasso di tempo.

Prende così vita una sorta di “drammaturgia” degli eventi di cui il compositore è supremo regista, costantemente alla ricerca di un equilibrio tra libertà e rigore, tra logica e invenzione, tra fantasia e coerenza. E gli elementi, “le pietre per costruire” (per dirla con H.Hesse) di cui dispone il compositore per esternare la propria poetica devono appartenere al peculiare linguaggio musicale, vale a dire linee melodiche, aggregati armonici, articolazioni ritmiche e scelte timbriche ragionate. Procederemo ora con l’accenno ad alcuni modus operandi, saltando volutamente tra linguaggi ed epoche diverse.

 

INDICE

La forma musicale

 

L’aspetto più interessante di un modello formale, per esempio quello con “tema e variazioni”, è il riconoscimento ad ogni variazione delle caratteristiche principali del tema di base, e contemporaneamente l’allontanamento progressivo dallo stesso ad opera delle tecniche variative.

 

In questa sezione si inizia ad esaminare il complesso rapporto tra i suoni e la musica, ma con l'intento di rafforzare i molti collegamenti tra la scienza fisica, la percezione del suono, e la pratica della composizione e dell'esecuzione musicale.

 

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Musica e intervalli

 

Nella pratica musicale ha poca importanza la capacità di associare ad una data nota l'altezza (o la frequenza) corretta: questa capacità è chiamata "orecchio assoluto", e sono pochi i musicisti che, sentendo un suono isolato da qualsiasi contesto, sappiano indovinare di che nota si tratti.

Questo fatto sorprende spesso i profani: sarebbe come dire che un pittore non riconosce i singoli colori di cui si serve per creare i propri quadri. In realtà, nella pratica musicale, sono molto più rilevanti queste capacità:

  1. la capacità di riconoscere l'intervallo formato tra due note consecutive;

  2. la capacità di riconoscere e utilizzare la sua qualità di essere "consonante" o "dissonante".

Esse sono direttamente associate al modo in cui i suoni vengono assemblati e organizzati per trasformarsi in musica.

 

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Melodia

 

La percezione dei rapporti tra suoni consecutivi nel tempo corrisponde alla percezione della melodia.

Dal greco mélos (canto), la melodia è ogni singola "voce" che costituisce una composizione musicale.

Dal punto di vista grafico potremmo dire che la melodia è la sequenza che si ottiene leggendo in orizzontale un singolo rigo di una partitura. Ad ogni istante di tempo corrisponde una ed una sola nota.

In moltissime forme musicali, tra cui spicca la quasi totalità della musica leggera, la melodia è la parte più in evidenza di un brano, anche da un punto di vista timbrico, e quella che, in un certo senso lo identifica, tanto che, anche quando sentiamo una stessa canzone eseguita in diversi arrangiamenti, pure continuiamo a ritenere che si tratti della stessa canzone, in quanto propone la stessa melodia. Da un punto di vista più oggettivo, dovremmo constatare che la maggior parte dei suoni della canzone cambia, al variare dell'arrangiamento, ma che i rapporti tra suoni consecutivi eseguiti dalla voce principale sono rimasti gli stessi.

 

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Armonia

 

La percezione dei suoni simultanei, invece corrisponde al senso dell'armonia.

L'armonia corrisponde all'insieme di tutte i suoni che, istante per istante, sono percepiti simultaneamente. L'armonia nasce dalla fusione di tutte le "voci".

Da un punto di vista grafico potremmo dire che l'armonia è determinata, istante per istante, dalla lettura contemporanea (verticale) di tutti i righi di una partitura.

Ad ogni istante di tempo non corrisponde una singola nota, ma l'insieme di più note, che si chiama accordo. L'armonia di un brano, tuttavia, non è definita da un singolo accordo, ma nasce dalla particolare successione degli accordi nel tempo. È da notare che, storicamente, la tecnica di fondere le voci si è sviluppata molto più tardi del canto monodico (cioè basato solo sulla melodia), e, corrispondentemente, nel corso dei secoli, la prassi compositiva ha subito immense trasformazioni.

Mentre nel linguaggio comune il termine "armonia" ha sempre un'accezione positiva, e si riferisce ad una situazione di equilibrio e proporzione, in musica, proprio per la presenza del "fattore tempo", l'armonia di un brano può assumere caratteri diversi in tempi diversi, e conosce sia accordi apparentemente stabili e statici, sia accordi che, invece, sembrano introdurre elementi di instabilità e sembrano contenere in sé la tensione ad essere "risolti" verso accordi più stabili. Nel gergo musicale ci si riferisce a queste due grandi classi di accordi col nome di accordi consonanti e dissonanti.

La teoria dell'armonia è la branca della teoria musicale che disciplina la successione degli accordi presenti in un brano, e che, possibilmente, individua le "buone regole" della prassi compositiva.

 

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Una o molte armonie?

 

L'opinione comune dei compositori e dei teorici della musica, nonché degli stessi ascoltatori, su quali combinazioni di note siano ammissibili o inammissibili in un certo contesto, è assai spesso mutata, talvolta attraverso vere e proprie rivoluzioni di portata culturale non inferiore alle grandi rivoluzioni scientifiche.

La storia della musica è costellata di aneddoti in cui un compositore introduce una variazione ardita, una nota di più, un effetto, che viene accolto con grande successo e ammirazione, ed è additato come una brillante innovazione, oppure va incontro ad un grande insuccesso, e talvolta ad un vero e proprio scandalo.

Una musica veramente innovativa introduce nuovi percorsi sconosciuti dapprima, e spesso addirittura scioccanti per l'ascoltatore, ma che poi, col tempo, il cervello impara a riconoscere, e, se li apprezza, li include nel campo del permesso. La musica, come ogni linguaggio, non è un'entità statica, ma si evolve insieme con la percezione e il livello di riconoscimento degli ascoltatori.

Inutile dire che fattori culturali di ogni genere favoriscono questo tipo di fenomeni. Ancora, molti artisti fanno "scandalo" con la loro arte. Molti per motivi esterni all'arte stessa, ma altri perché osano spostare un po' il confine tra ciò che una comunità considera parte di quell'arte, e ciò che è considerato esterno ad essa.


Possiamo concludere quindi che, anche se da un lato è logico presupporre che esistono basi "naturali" alle regole prime dell'armonia, bisogna ammettere che l'arricchimento, o lo stravolgimento delle regole prime sia parte inevitabile dell'evoluzione della specie umana. In realtà ogni nuova dissonanza che viene acquisita, ogni nuovo suono, per quanto scioccante possa sembrare, non può essere intesa come un'evoluzione contro natura, ma un ampliamento delle facoltà di riconoscimento dei pattern armonici da parte del cervello.

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Bibliografia

 

Bib-TS-069 - Il documento è tratto dal sito fonte originario: http://fisicaondemusica.unimore.it

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