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 Campane e concerti storici - Regione Veneto

AREA II - ARCHIVIO STORICO (ARS)

Cap. ARS-H20 - Rassegna bronzi storici - Pag. ARS-H20.09

Gli argomenti trattati sono stati inseriti da Ing. Arch. Michele Cuzzoni nel 2011 - © Copyright 2007- 2024 - e sono desunti dalla documentazione indicata in Bibliografia a fondo pagina


 

(VR) - Verona: Campane di S. Anastasia - di Nicola Patria

 

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Per le notizie storiche sulla torre, fare clic qui.

Nel 1806 vi erano cinque campane installate sul campanile.

La piccola, usata per le feste, proveniva dalla chiesa di San Giorgetto, era stata fusa da Bartolomeo de Pisenti veronese nel 1650, ed aveva quattro immagini sacre dal significato oscuro.

La quarta, detta “d' ultimo ufficio”, portava la scritta: "PIETRO E FRANCISCVS DE LEVIS DE VERONA ME FECERVNT ANNO 1622". Mostrava le armi della città, i santi Pietro e Paolo, san Giorgio martire, Michele arcangelo e santa Caterina vergine martire.

La terza, detta “di primo ufficio”, portava la scritta "CHRISTVS REGNANTES MDLV (1555)". Probabile opera dei Bonaventurini da Verona, recava immagini di santa Anastasia, san Giorgio martire, santi Pietro e Paolo, santa Caterina, tre Magi, arma della città.

La seconda, detta “del morto”, era suonata negli uffici funebri secolari. Veniva ritenuta una campana di bassa qualità poichè era fuori accordatura con le altre. Risaliva al 1460 e l'artefice fu il celebre Gasparino. In se avea l'arma della città e l'immagine di san Pietro martire. Recava la scritta: "O MARTYR EGREGIO DOCTOR VERITATIS CVRITATIS VANGELV NORMA SANTIFICATIS TVA PER SVFFRAGGIA VENIAM PECCATIS ET VITA ET GLORIA PRESTA CVM BEATIS".

La grossa ebbe, invece, una storia assai lunga e travagliata: fu installata assieme ad una più piccola nel 1488 da Antonio Zeno da contrada San Nicolò e Michiel di Francia. Il peso dichiarato era kg 2200, tuttavia non sappiamo se tale cifra fosse la somma delle due campane o si riferisse solo alla maggiore. Era di proprietà civica e suonava per allarme incendi. Recava le seguenti inscrizioni: "MCCCCLXXXVIII TE DEVM LAVDAMVS A. ZENO VERONENSI FE". Aveva in se fuse le armi della città, san Prosdocimo, san Marco principe, san Zeno, san Domenico, san Pietro martire e la beata Vergine con Bambino.

Il bronzo si ruppe nel 1625 ed i Levi furono incaricati di rifonderla nelle stesse forme e con gli stessi stemmi della precedente. L'inscrizione era "HAEC FACTA DEC MVNICIPI VERONAE ANNO 1488 EX EODE ITER CONFLATV". Nella benedizione venne consacrato a santa Toscana. Questa campana pesava 160 pesi, circa 1400 kg, ed era già montata con una ruota lignea per permettere più agevole rotazione.

A seguito di un'ulteriore incrinatura, avvenuta nel 1634, il fonditore Pisenti si offrì ai provveditori di rifonderla in cambio del costo delle sole spese vive, a titolo di personale devozione alla Madonna del Rosario, tutt'oggi venerata in quella basilica. Era il 1649. Ne riuscì un nuovo bronzo, pesante sempre circa 160 pesi. Portava, per contratto, le medesime immagini con aggiunte le armi delle famiglie dei podestà: Maffei, Bovo, Verità, Mosca. Vi era anche un cammeo che mostrava un'aquila con due bilance: lo stemma del Pisenti. Queste le scritte: "FVGITES PARTE ADVERSAE VICIT LEO DE TRIBV IVDA RADIX DAVID ALLELVIA ANNO IVBILEI 1650 BARTOLOMEI DE PISENTIS VERONENSE OPVS A FVLGVRE ET TEMPESTATE LIBERA NOS DOMINE ET VERBV CARO FACTVM EST". Possiamo ipotizzare che, nonostante le riduzioni di peso, la nota venne mantenuta eguale: presumibilmente un Re3 del diametro di circa 125 cm.

Nel 1815 la chiesa decise di dotarsi, seguendo l’esempio di altre, di un concerto di campane in scala musicale. L’opera, realizzata dal fonditore veronese Partilora, era costituita da 5 campane in tono Fa3, suonabili a concerto secondo il sistema veronese. I Molinari, squadra composta da mugnai che abitavano nelle vicinanze, vennero incaricati per le concertazioni. La campana maggiore, verosimilmente, poteva pesare sui 650 kg ed avere un diametro di 105 cm.

A seguito di una rottura avvenuta nel 1821, si fece rifondere l’intero concerto, sempre dal Partilora, in tono di Mib3.

Fu l’ultima opera di questo fonditore e rimase leggendaria per la bellezza degli ornati, l'eleganza delle forme e per la precisione e la coloritura del suono : il complesso venne giudicato un capolavoro di arte fusoria.

Probabilmente la campana maggiore pesava circa 850 kg ed aveva un diametro di 110 cm.

Nel 1833, a seguito di una incrinatura, venne nuovamente decretata la totale rifusione del concerto, in tono di Re3. Incaricato fu il fonditore Selegari, successore di Partilora. Le campane lucenti, una volta pronte, furono addobbate e fatte sfilare per la città, passando davanti alla “rivale” fonderia dei Cavadini. Un improvviso temporale costrinse però al tempestivo ripiego verso Santa Anastasia. Si lavorò giorno e notte per montare le campane e, al rosario delle 4 di mattina, sciolsero il loro canto su Verona. Si dovette constatare, però, che il concerto era poco intonato, soprattutto la campana terza e, cosa più grave ancora, il tono era ancora Mib3, come quello della vicina Cattedrale, anziché in Re3 come richiesto. Le campane vennero abbassate di tono (raschiandone la parete interna) sul posto, il lavoro si protrasse per diversi giorni.

Nel 1839, a seguito della rottura della campana più grossa, si fece di nuovo rifondere tutto il concerto ma, questa volta, la scelta ricadde sulla fonderia Cavadini. Venne coinvolto anche il governo asburgico, che si fece subito carico delle spese per la sistemazione delle scale interne alla torre. L'obiettivo era imponente: fondere cinque campane intonate in scala di Reb3, in profilo robusto. Sarebbe stata l'opera campanaria più grande di tutta la diocesi di Verona: testimonianza di fede dei cittadini scaligeri e della prosperità goduta dalla città austriaca. Non solo: si voleva creare un concerto la cui bellezza e sonorità sarebbero state per sempre ineguagliabili. Per il collaudo venne incaricato il maestro Luigi Gardoni da Santa Maria in Organo (1780-1850), suonatore di carillon assieme a vari esperti di musica. Dopo la prima esecuzione tutti si resero conto che l'obiettivo era stato raggiunto.

Per evitare sollecitazioni troppo forti dovute alla rotazione dei grossi bronzi, il nuovo complesso venne montato a sistema ambrosiano, che consentiva l'arresto automatico delle campane con la bocca verso il cielo. Nel 1840, a complemento dell'opera, venne aggiunta la sesta campana più piccola. Nel suo insieme il concerto fu giudicato come il migliore della diocesi.

Fin dal 1815, i mugnai che lavoravano nei molini dietro l'abside della basilica, avevano formato una squadra per concertare le campane secondo il metodo veronese. Si portavano, mediante oscillazioni sempre più ampie, le campane con la bocca rivolta verso il cielo. Venivano poi fatte ruotare e rintoccare secondo l'ordine previsto da un vero e proprio spartito musicale. Verso la metà del XIX secolo la squadra dei molinari si unì a quella di San Giorgio in Braida che, nata nel 1776 da orticoltori della campagnola, prestava servizio presso tutti i campanili della città.

Nel 1904 si modificò il montaggio delle campane, levando le barrette di arresto e tornando così, dopo 65 anni, al metodo Veronese.

Nel 1923 venne rifatta l’intelaiatura delle campane in ferro, i ceppi lignei vennero sostituiti con modelli “Cavadini Classico” in ghisa e vennero aggiunte altre tre campane più piccole, ricavate da quelle di Santa Maria in Chiavica ivi trasportate dopo la soppressione della chiesa di Sant'Agnese in Bra.

Nel 1926 la squadra di San Giorgio si trasferì in questo campanile, mutando il suo nome in “Società campanaria di Santa Anastasia in Verona”. Nelle sue fila passarono tutti i più grandi maestri dell'arte campanaria veronese: Milossi (allievo del Gardoni), Peroni, Tomasini, Sancassani, Alberti, Carregari, Sabaini.

Verso il 1988, con l'ultima pacificazione, tutte le storiche squadre di città e prima periferia erano confluite in questa.

Nel 1989 la campana maggiore di kg 1561 si incrinò e fu rifusa dalla fonderia De Poli di Vittorio Veneto (attiva dal 1453) che, in questa occasione, diede a Verona una delle più belle campane oggi udibili nella nostra zona, considerata anche una delle più ardue da manovrare.

Oggi i campanari di città e prima periferia si sono riuniti in una associazione sotto il nome di “Scuola Campanaria Verona”, che comprende anche la leggendaria squadra di Santa Anastasia. Essi sono i custodi dei campanili della città ed, ovviamente, anche di quello di Santa Anastasia. Animati da amicizia, competenza e passione suonano questi leggendari e storici bronzi a lode delle schiere celesti.

 

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Il concerto campanario di Santa Anastasia comprende bronzi realizzati nei secoli XIX e XX. Queste campane testimoniano l’evoluzione subita nel tempo dal partito decorativo adottato dai fonditori Cavadini, dalla maggiore varietà e particolarietà dei bronzi ottocenteschi alla ripetività di quelli novecenteschi. Le campane del 1839 – 1840 sono da considerarsi degli autentici capolavori per la bellezza degli ornati. Lo schema decorativo, in linea di massima, rimane invariato, tuttavia in ogni singolo bronzo compaiono significative varianti che lo impreziosiscono notevolmente e lo rendono un pezzo unico. La campana maggiore originaria, sostituita nel 1989 in seguito ad incrinatura, venne purtroppo rifusa allo scopo di riutilizzarne il materiale nella campana nuova, perdendo un’importante testimonianza di arte fusoria che avrebbe invece meritato una degna sistemazione museale.

Riportiamo una descrizione dettagliata della campana maggiore originaria del 1839, redatta dal maestro Mario Carregari nel 1942. Tale descrizione, per la affinità del partito decorativo, è da ritenersi valida anche per le altre campane degli anni 1839 – 1840.

“La campana presenta in alto sotto la calotta una cornice di ovuli, con festoni ornamentali sorretti da angeli. Sotto vi sono otto eleganti medaglioni, quattro grandi e quattro piccoli. Nei quattro grandi vi sono le seguenti immagini:

Crocifisso, S. Rosa, Madonna del Carmine, S. Elisabetta. Più in basso, fra due leggere cornici circolari, vi è la prima scritta: "DIVINO REDEMPTORI DICATA LAUDO DEUM VERUM PLEBEM VOCO CONGREGO CLERUM DEFUNCTOS PLORO PESTEM FUGO FESTA DECORO". Sotto vi è una fascia ornamentale con emblemi eucaristici racchiusi in medaglie sorrette da angeli. Racchiuso in una bella cornice rettangolare compare il marchio della fonderia: "PIETRO PADRE FRANCESCO E LUIGI FIGLI CAVADINI FONDITORI VERONESI". Scendendo ancora più in basso, sempre fra due leggere cornici circolari, vi è la seconda scritta: "DALL'ANNO MDCCCXXXIII FUSE CAMPANE CCXXIII ANNO MDCCCXXXIX". Sul bordo vi è un ornamento floreale con scene bibliche. La treccia, in alto, è costituita da sei braccia con teste d’aquila.”

La nuova campana maggiore, pur conservando le storiche immagini sacre opportunamente ricavate con calchi eseguiti sulla campana vecchia prima della rifusione, presenta un partito decorativo nobile e raffinato, ma estraneo a quello delle altre campane. Sarebbe stato opportuno studiare una soluzione diversa, che avesse tenuto conto del contesto in cui la nuova campana si sarebbe dovuta inserire. Le tre campane minori presentano i classici ornamenti adottati dai Cavadini nel Novecento.

 

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"DIVINO REDEMPTORI DICATA LAUDO DEUM VERUM PLEBEM VOCO CONGREGO CLERUM DEFUNCTOS PLORO PESTEM FUGO FESTA DECORO REFUSA ANNO D.N.J. MCMLXXXIX PONTIFICE JOANNE PAULO II FONDERIA ING. FRANCESCO DE POLI VITTORIO VENETO (TV) ITALIA."

Immagini: Crocifisso, Santa Rosa, Madonna del Carmine, Santa Elisabetta.

 

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"CURIONIS OPERA CONCENTUS GRAVIS SACRUM DOMINICO DALL ANNO MDCCCXXXIII FUSE CAMPANE CCXXIIII ANNO MDCCCXXXIX PIETRO PADRE FRANCESCO E LUIGI FIGLI CAVADINI FONDITORI VERONESI"

Immagini: Nascita Beata Vergine Maria, San Pietro Martire, Santa Maria Assunta, San Domenico. Le trecce di sostegno sono a forma di testa di cavallo.

 

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ARCARII NEC PROPRIIS DEVOTAE MENTIS SUNCTIBUS STUPEBANT VINCENTIO SACRUM DALL ANNO MDCCCXXXIII FUSE CAMPANE CCXXIII ANNO MDCCCXXXIX PIETRO PADRE FRANCESCO E LUIGI FIGLI CAVADINI FONDITORI VERONESI

Immagini: San Vincenzo, San Paolo, Santa Maria Immacolata, un Pontefice.

 

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"EPISCOPO GRASSERIO NEC NOLENTE RAYMUNDO DE PENAFORT DICATUM DALL ANNO MDCCCXXXIII FUSE CAMPANE CCXXII ANNO MDCCCXXXIX PIETRO PADRE FRANCESCO E LUIGI FIGLI CAVADINI FONDITORI VERONESI"

Immagini: Madonna col Bambino Gesù, San Luigi Gonzaga, San Gaetano, San Raimondo

 

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"S ROSAE DICATUM ORD PRAEDICATORUM FERDINANDO I IMPERANTE DALL ANNO MDCCCXXXIII FUSE CAMPANE CCXXI ANNO MDCCCXXXIX PIETRO PADRE FRANCESCO E LUIGI FIGLI CAVADINI FONDITORI VERONESI"

Immagini: San Pietro Apostolo, Santa Rosa, Madonna del Carmine, San Martino

 

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"S ANASTASIAE SACRUM CURANTE CURIONE SEDE VACANTE AD ARMONIAE COMPLEMENTUM IN SEXTA DALLANNO MDCCCXXXIII FUSE CAMPANE CCLVI ANNO MDCCCXL PIETRO PADRE FRANCESCO E LUIGI FIGLI CAVADINI FONDITORI VERONESI"

Immagini: Santa Maria Addolorata, Trasfigurazione di Gesù, Santa Maria Assunta, San Domenico

 

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"S VINCENTIO FERRERI DICATUM EPISCOPO HERONIMUS CARDINALE NEO ELECTO ME SACRANTE PREMIATA FONDERIA VESCOVILE DI CAMPANE LUIGI CAVADINI E FIGLIO IN VERONA 1923"

Immagini:San Vincenzo Ferreri, San Pietro Martire, Madonna del Rosario, San Rocco

 

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"S ANTONIO A PADUA DICATUM A FULGURE ET TEMPESTATE LIBERA NOS DOMINE PREMIATA FONDERIA VESCOVILE DI CAMPANE LUIGI CAVADINI E FIGLIO IN VERONA 1923"

Immagini: Sant’Antonio da Padova, San Zeno, Santa Maria Immacolata, Sacro Cuore

 

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"S THOMAE AQUINATIS DICATUM DA DOMINE PACEM IN DIEBUS NOSTRIS PREMIATA FONDERIA VESCOVILE DI CAMPANE LUIGI CAVADINI E FIGLIO IN VERONA 1923 "

Immagini: San Tommaso d’Aquino, Santo Stefano, Santa Giovanna d’Arco, Sant’Euprepio

 

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Bibliografia

Bib-ST-000 - Testo di Ing. Arch. Michele Cuzzoni

Bib-ST-339 - Monografia di Nicola Patria

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