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 Enciclopedia di Didérot e D'Alembert

AREA II - ARCHIVIO STORICO (ARS)

Cap. ARS-D01 - Arte della fusione delle campane - Pag. ARS-D01.08

Gli argomenti trattati sono stati inseriti da Ing. Arch. Michele Cuzzoni nel 2012 - © Copyright 2007- 2024 - e sono desunti dalla documentazione indicata in Bibliografia a fondo pagina


 

Sviluppo della trattazione

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Quadro

unione

Immagini

Originale

In francese

Traduzione

Teoria

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Tavola 1

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Tavola 2

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Tavola 3

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Tavola 4

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Tavola 5

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Tavola 6

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Tavola 8

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Glossario

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Tavola grafica 5 - Sezione trasversale e longitudinale del forno

 

 

INDICE:

 

 

 

Tavola (planche) grafica 5 - Sezione trasversale e longitudinale del forno

 

Traduzione dal francese antico a cura di Ing. Arch. Michele Cuzzoni

 

 

 

[...] Il testo presentato nella traduzione tra parentesi quadre in rosso è un commento del traduttore.

(...) Il testo presentato nella traduzione tra parentesi rotonde in turchese è un completamento della versione italiana per renderla più comprensibile.

 

 

 

L’Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers, opera monumentale diretta dal filosofo Denis Diderot (1713-1784) e dal matematico Jean-Baptiste d’Alembert (1717-1783), rappresenta probabilmente la più straordinaria utopia del secolo dei Lumi; secolo che di utopie ne produsse molte e che dietro la chiarezza cristallina delle sue enunciazioni nascondeva i forti antagonismi che in Francia sfociarono nella Rivoluzione.

Oltre ai 21 volumi di testo, il progetto conta ben 12 volumi di immagini che compongono la Raccolta di tavole, le celebri planches incise su lastre di rame pubblicate nell’arco di oltre tre decenni, tra il 1746 e il 1780, con una tiratura di ben 4250 copie (decisamente elevata per l’epoca e per un lavoro di tale portata).

Se l’opera non naufragò definitivamente – come aveva più volte rischiato di fare, sommersa da innumerevoli difficoltà e oggetto di feroci ostilità soprattuto da parte delle autorità ecclesiastiche – lo si deve anche a collaboratori del tutto fuori del comune. Uno su tutti: Louis-Jacques Goussier (1722-1799), personaggio eclettico e preparatissimo, a un tempo fisico, matematico e pittore.

«Non solo Goussier era abile nel rimaneggiare le tavole tratte da raccolte varie – scrive lo storico Jacques Proust – accertando talora sul posto questo o quel particolare. Su richiesta di Diderot, condusse anche una serie di ricerche in provincia. Trascorse così sei settimane nella cartiera di Montargis, un mese nella fonderia di ancore di Cosne-sur-Loire, sei mesi in totale nella Champagne e in Borgogna per studiare le grosse fucine e le fabbriche di specchi. Prese schizzi sul posto, si fece spiegare dagli stessi imprenditori le attrezzature, le macchine e il loro funzionamento».1

Preso in forze da d’Alembert, Goussier probabilmente è già vicino a Diderot nel 1749 quando questi tenta di coordinare i lavori di preparazione dell’Encyclopedie dalla cella di Vincennes, ove era stato rinchiuso (per la verità sotto regime piuttosto blando) per via di alcuni suoi scritti. Ed è a Goussier che si deve non solo la realizzazione di gran parte dei disegni preparatori per le planches 2, ma anche la redazione di numerosi testi esplicativi che corredano le immagini e, cosa non meno importante, i lavori di coordinazione e di supervisione dell’intera Raccolta.

Ne risulta che i testi redatti da Goussier come spiegazione delle tavole da lui stesso disegnate, figli entrambi di una ricerca sul campo anziché di compilazioni da lavori precedenti, spesso evidenziano un più alto livello di ricerca rispetto ai corrispettivi lemmi presenti nei volumi di testo della stessa Enciclopedia. È il caso, ad esempio, del suo piccolo trattato sulla Forgiatura delle ancore, o quelli sulla Fusione delle campane o sulla Stampa delle incisioni su rame.

L’utopia sulla quale si fonda l’Encyclopedie ������ erede di quel pensiero affermatosi dopo la scoperta del Nuovo Mondo – e coltivato soprattutto dai grandi scienziati naturalisti del XVI secolo, come Leonhard Fuchs (1501-1566), Conrad Gessner (1516-1565) e Ulisse Aldrovandi (1522-1605) – secondo il quale l’intero universo biologico, gli animali e i vegetali, come pure il regno minerale, potesse essere racchiuso per intero nel Grande libro della natura. Entro il quale, secondo la loro idea tanto affascinante quanto irrealizzabile (col senno di poi), ogni cosa avrebbe trovato una sua collocazione chiara e definita in un casellario ideale; ordinata, descritta e, come si diceva, picta (dipinta), poiché le immagini sono in grado di mostrare ciò che le parole, per loro natura, non dicono, assurgendo a elemento non già decorativo ma di conoscenza.

La Raccolta di tavole che accompagna i volumi di testo è una straordinaria utopia proprio perché «tutto in essa è trasparente, limpido, senza mistero. È tutto è segno. I muri delle fabbriche, dei laboratori, delle botteghe vengono abbattuti per mostrarci quanto di solito vi si fa fuori della vista dei passanti. Per questo le tavole non si possono leggere senza le spiegazioni che le corredano, e viceversa. Viste e lette insieme, fanno vedere l’universo naturale e il mondo degli artefatti creati ed impiegati dall’uomo, nella loro realtà, senza aggiungervi né togliervi niente. Così concepita, naturalmente, la Raccolta di tavole dell’Enciclopedia non poteva essere che un’utopia: pura illusione la sua perfetta leggibilità, la sua malia è quella d’una illusoria certezza»3.

Con il tempo, il fallimento della pretesa di dominare tutte le cose per mezzo della ragione e il riconoscimento dei limiti dei propri strumenti di pensiero, diverrà un punto di forza decisivo per l’avanzamento delle conoscenze, dove pure a fronte di conquiste straordinarie si arriverà a riconoscere la parzialità dei propri modelli e la loro provvisorietà. Ecco dunque che diviene di primaria importanza proprio la condivisione dei saperi, perché possano fornire una base solida sulla quale costruire – e ricostruire – un presente e un futuro.

Diderot delinea assai chiaramente gli obiettivi e la ragion d’essere dell’Encyclopedie nella voce omonima dell’opera, quegli stessi obiettivi che lo spronano a portare a termine il progetto, sia pure tra mille difficoltà, anche dopo che molti collaboratori, compreso lo stesso d’Alembert, decidono di abbandonarlo:

«Questa parola significa ‘concatenazione delle scienze’, essendo composta dalla preposizione greca in e dai sostantivi greci circolo e conoscenza. Scopo di un’enciclopedia è infatti raccogliere le conoscenze sparse sulla faccia della terra, esporne ai nostri contemporanei il sistema generale e trasmetterle ai posteri, affinché l’opera dei secoli passati non sia stata inutile per i secoli a venire; affinché i nostri nipoti, resi più istruiti, diventino nello stesso tempo più virtuosi e felici; e affinché noi non dobbiamo morire senza aver ben meritato del genere umano».

 

1) Jacques Proust, Il recueil de planches dell’Encyclopédie, in L’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert. Tutte le tavole, prefazione di Piergiorgio Oddifredi, saggi introduttivi di Jacques Proust, note e commenti alle tavole di Giancarlo Buzzi, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 2009, p. 12.

2) Contando i numerosissimi disegni a firma di Goussier e quelli che firmati non sono ma che pure vanno attribuiti a lui, si può stimare che egli complessivamente realizzò i disegni di circa i due terzi di tutte le 2.500 planches dell’Encyclopedie, affidando poi ad altri collaboratori il compito di tradurli in incisioni su rame (calcografia) per la stampa.

3) Jacques Proust, cit., p. 14.

INDICE

 

 

 

 

INDICE

 

 

V, la bocca che si chiude interiormente con un tampone.

TT le porte.

tt i comignoli.

Si è disegnata la fossa posteriore a questa cappa e la si è indicata con le linee tratteggiate pqrs.

 

INDICE

 

 

TT le porte.

B, la volta.

tt, i comignoli.

Si è disegnato con linee tratteggiate, la parte posteriore della cappa e la porta d, attraverso cui si sparecchia.

 

INDICE

 

 

C, apertura da cui si getta la legna.

A, palo di ferro per chiudere questa apertura, dopo aver introdotto la legna.

 

INDICE

 

 

QS, parte della fossa dei 22 bordi della più grossa campana in profondità.

V, la bocca del forno da cui esce il metallo in fusione.

T, una delle porte.

t, l'altezza del comignolo.

B, la volta.

C, la cappa.

G, la griglia su cui cade la legna da ardere.

D, spazio su cui cadono le braci.

E, scala per discendervi.

Il forno è, per ciò che sembra una specie di forno a riverbero.

Si chiama riverbero, perché la fiamma che si sprigiona nella volta, riverbera e porta la sua attività sul metallo. La sua volta deve essere ribassata, per meglio dirigere le fiamme verso il basso.

E' costruito su una base di 5 o 6 mattoni di altezza più o meno, secondo la quantità del metallo. Questi mattoni si posano intrecciati, cioè uno strato di mattoni in larghezza, poi uno in lunghezza, e così via fino a 5 o 6 strati, il tutto ben legato e ben rivestito esternamente e all'interno da una buona terra da costruzione, su cui si costruisce il forno, che si deve ben intonacare all'interno e rivestire al di fuori con una buona terra da costruzione.

In questa stessa base e sul suo terrapieno, si pratica un'uscita quadrata, grossa come un pugno, a seconda della quantità di metallo che deve passare per colare dentro i modelli, e lo si sigilla ermeticamente con un tampone di terra ben cotta; davanti a questa  uscita, c'è una falsa porta centrale che comunica con questa parte di riverbero che si chiama il riscaldamento, per cui la fiamma si sposta nel forno, per espandersi con tutta la sua attività sul metallo: in questa apertura ha sede il focolare. Dentro questo spazio del focolare e del foro di smaltimento, sono piazzate due porte, attraverso cui si può entrare nel forno  per caricare il metallo, e finché c'è fuoco per preparare e trattare il metallo in fusione con gli utensili di cui bisognerà parlare qui di seguito.

 

Il fondo o pavimento del riverbero è chiamato bacino. E' così chiamato  perché essendo un poco cavo, imita il fondo di un piatto o di un catino. Questo pavimento deve pendere un po' verso il foro del tappo, affinché tutto il metallo possa colare negli stampi. Dev'essere fortemente schiacciato al maglio e coperto di sabbia egualmente schiacciata, e rifinita con boiacca di cenere come il resto; e questa pendenza così modificata, sarà presente all'entrata delle porte.

 

La cappa è una specie di camino contenente la metà del riverbero quadrato, a cui è contigua: ha due parti; una griglia di ferro grosso piatto li separa. Quella di sotto è per ricevere le braci e le ceneri, e quella di sopra è destinata a ricevere la legna da fuoco, che si getta attraverso un'apertura che è praticata in alto, e che si deve chiudere con cura ogni volta, dopo che si è gettata la legna, affinché la fiamma sia alimentata dentro il riverbero; tutta questa parte deve essere costruita in mattoni.

 

La volta [chapelle nel testo originale], è la parte della caldaia che comunica col riverbero; dev'essere costruita in pendenza e con una costruzione di mattoni il più solido possibile, per evitare che si crepi quando si getta la legna.

 

Il canale, è un condotto composto nella lunghezza di mattoni ben rivestiti di terra, e ricoperti di cenere al di sopra; la pendenza di questo condotto che è dopo il tappo fino all'imbuto deve essere mediocre, ma sufficiente per condurre il matallo negli stampi.

 

L'imbuto è un bacino quadrato oblungo; comunica col canale, davanti al quale è piazzato; è bucato in fondo, con tanti fori quanti sono i getti principali, e che corrispondono a (altrettante) campane; per conseguenza, è piazzato sopra gli stampi, in modo che le sue pendenze che hanno forma di grandi tazze, si uniscano nella loro apertura interna con il buco di ogni getto. Le canne delle aperture si chiudono sulla superficie, attorno ai bordi dell'imbuto.

 

Per ricuocere il forno, lo si riempie di legna e di paglia, a cui si appicca il fuoco; quando è tutto consumato, si riempie con una buona carica di legna, si chiudono le porte, si sigillano gli spazi della calotta dove si scorge uscire del fumo; spento il fuoco, il fonditore entra nel forno, pulisce il bacino, e osserva ben attentamente che il metallo non si perda: e se tutto è in buono stato, l'operaio stende nel forno uno strato di paglia e alcuni ceppi , sui quali piazza i pezzi di metallo distanziandoli tra loro, in modo che la fiamma che li deve avvolgere, possa farli fondere con più facilità.

     

 

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Bibliografia

Bib-ST-000 - Testo di Ing. Arch. Michele Cuzzoni

Bib-ST-186 - Enciclopedia di Didérot - D'Alembert: traduzione a cura di Ing. Arch. Michele Cuzzoni

Bib-ST-187 -  Disegni grafici tratti dalle Tavole grafiche (planches - Enciclopedia di Didérot - D'Alembert) presentate e spiegate in opportune pagine (vedi sommario)

Bib-ST-188 - Nota sulle tavole grafiche: documentazione desunta da: http://www.storiadelleimmagini.it/2010/09/disegno-incisioni-planches-goussier-encyclopedie/ (collegamento attivo fino al 2012)

 

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